giovedì 14 giugno 2012

E' morto Ray Bradbury



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Ray Bradbury, l’autore di Fahrenheit  451, è morto il 6 giugno, nella sua casa di Los Angeles, all’età di 91 anni, 71 dei quali spesi a scrivere ininterrottamente tutti i giorni. A cottimo, come fa intendere il suo biografo Sam Weller.

La sua passione infatti fu scrivere e lo fece ogni giorno senza mai mancare l’appuntamento con la machina da scrivere. La letteratura fu il suo pane quotidiano.
“Non ho passato un solo giorno della mia vita – confessava ad un giornalista che l’intervistava – senza leggere o scrivere qualcosa”.
A questa ricetta semplice da annunciare, difficile da esercitare aggiungeva:
“Bisogna riempire i propri occhi di meraviglia, cercare sempre cose nuove, esplorare il mondo come se si avessero davanti solo dieci minuti di vita. Il mondo, da questa prospettiva, è più fantastico di qualsiasi sogno”.
Ma Ray Bradbury, con la stessa forza con cui  puntava l’occhio nella realtà, sapeva volgere la fantasia verso mondi immaginari e raccontarli ai suoi lettori come pochi hanno saputo fare.
Non amava definirsi scrittore di fantascienza, nonostante avesse scritto un libro fantascientifico, Fahrenheit 451, pubblicato nel 1953.
“Sono uno scrittore di miti” amava dire. Secondo lui infatti i miti greci e quelli romani altro non sono che delle metafore della vita, nelle quali l’uomo non cessa mai di riconoscersi.
Con i suoi numerosi romanzi, racconti e sceneggiature ( si calcola che l’insieme della sua produzione letteraria superi le 3000 opere), Bradbury ci ha fatto viaggiare nel tempo e nello spazio. Ci ha raccontato il futuro con grande disinvoltura, immaginando cose incredibili, che nel tempo sono diventate realtà. Egli aveva capito, meglio di altri scrittori, l’evoluzione delle tecnologie e  come esse ci avrebbero cambiato la vita.
In Fahrenheit451,uno dei suoi romanzi più noti (François Truffaut nel 1966 ne ricavò un film), anticipò in tempi non sospetti l’era dominata dalla televisione, dei mega schermi al plasma e di tutte quelle diavolerie tecnologiche portatili, di cui oggi sono piene le nostre tasche e le nostre case.
L’attualità del libro è anche legata ai temi della censura e  delle dittature  che pensano di poter controllare il pensiero umano, decidendo cosa i cittadini possono leggere e cosa no.
Bradbury, mentre scriveva con angoscia dei roghi di libri, ricordando quelli nazisti, sentiva puzza di bruciato in casa sua, nell’America di Mc Carthy, che stava facendo vivere un brutto momento alla sua gente e alla democrazia. Non fu facile pubblicare il libro. Tutti gli editori che contattò si rifiutarono di trattare quella merce, che a loro parere scottava.
Finché non fu contattato da un giovane e squattrinato editore, pieno di coraggio, che poteva spendere soltanto 400 dollari per pubblicare sulla sua nuova rivista i primi capitoli di Fahrenheit 451. Accettò. Quella rivista si chiamava Playboy.
Il grande scrittore, oltre che per quel capolavoro, è ricordato universalmente per
“Cronache marziane”,una raccolta di storie ambientate sul Pianeta rosso, e” L’uomo illustrato”, una raccolta di tredici racconti, che si sviluppano a partire da un personaggio ermetico e inquietante. Il suo corpo è interamente  ricoperto di illustrazioni, che di notte si animano come un formicaio, che non lo lascia dormire. Dai suoi libri sono stati tratti  film, opere teatrali, serie televisive e sceneggiature.
Dietro questi successi c’era una regola, che Bradbury non dimenticò nemmeno quando fu costretto a stare su una sedia a rotelle e a limitare il suo lavoro a solo tre ore al giorno. L’aveva trovata a vent’anni in un libro di Somerset Maugham: ”Non andare a destra o a sinistra. Guarda dritto davanti a te, finisci il tuo lavoro, divertiti lavorando, fai quello che vuoi fare e non quello che altri vogliono che tu faccia”.
 Il giovane scrittore la seguì alla lettera, aggiungendovi qualcosa di suo: “Le cose che fate dovrebbero essere le cose che amate, e le cose che amate dovrebbero essere ciò che fate”.E il successo fu assicurato.















































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